La vera storia del Mucchio
di Federico Guglielmi

1984

Nell’anno caro a Orwell, Il Mucchio conferma e sottolinea la sua apertura all’extramusicale approntando ben due copertine cinematografiche: Alfred Hitchcock (giugno) e Harrison Ford (novembre) si inseriscono così tra Tom Waits, David Bowie, Sting dei Police (entrambi messi lì in quanto “artisti del momento”, senza che all’interno ci sia alcunché su di loro: scelte del direttore disapprovate dal resto dello staff), Willy DeVille, Joe Jackson, Chrissie Hynde dei Pretenders, Angus Young degli Ac/Dc, Little Steven e Jimmy Page, con qualche mugugno dei (pochi) lettori con i paraocchi che proprio non riescono a comprendere che il rock – qualunque cosa significasse, in quegli “strani” anni ‘80 – è solo uno degli elementi di un panorama culturale assai complesso e stimolante, fatto di dischi, libri, film, fumetti, arte in genere. Alle logiche settoriali della concorrenza, per la quale l’altro riveste importanza minima, il nostro giornale risponde con un progetto di sempre più ampio respiro, figlio di una visione decisamente in anticipo sui tempi: tra gennaio e dicembre le pagine – che proprio l’ultimo mese, in parallelo all’aumento del prezzo a 3.500 lire, salgono a 72 – vedono così sfilare non solo Blue Oyster Cult, U2, Cramps, Violent Femmes, Fleshtones, John Cougar, Johnny Cash, Laurie Anderson, Jim Carroll, Stevie Ray Vaughan e tante altre stelle del rock storico e attuale, ma anche Ennio Morricone e Jack Kerouac, Charles Manson e Nanni Moretti, Stephen King e Wim Wenders, Roger Corman e Woody Allen, oltre a Renzo Arbore e Paolo Giaccio che sono intervistati nell’ambito di un Viaggio semiserio tra gli italiani che hanno “fatto il rock” purtroppo fermatosi alle prime due tappe. Il tutto spesso illustrato dalle formidabili foto esclusive di Luciano Viti – un autentico vulcano di idee: in appena cinque minuti sapeva inventare scatti che chiunque avrebbe ritenuto studiati per ore – alla cui valorizzazione contribuisce in modo determinante il sempre maggior peso del colore, che sostituisce gradualmente il bianco/nero.

Per quanto concerne le firme, a fine anno Bianchini, Cilìa, Zambellini ed io copriamo da soli buoni due terzi della carta disponibile, in seguito al parziale defilamento di Bottazzi e Merletti e alle volontarie defezioni di Petitti, Susanna e Rossi, mentre fra i pochi esordienti che timidamente spuntano in calce ad articoli e recensioni si nota comunque il nome – poi destinato a notevole visibilità – di Stefano Ronzani. Oltre a varie retrospettive e numerose chiacchierate, tra le quali spiccano quelle con Clarence Clemons, John “Cougar” Mellencamp, Julian Cope, De André e Pagani per la pubblicazione di Creuza de mä, Angus Young, Little Steven e Tom Verlaine, si segnalano la panoramica sul rock indipendente italiano (una dozzina di facciate divise fra tre numeri), il “coraggioso” saggio su Charles Mingus e Thelonious Monk e l’esauriente report sui concerti di Bruce Springsteen alla Brendan Byrne Arena (nel New Jersey). I contatti con Il Mucchio “vecchia maniera”, insomma, sono ormai molto esili, anche per via della progressiva soppressione – verso la fine dell’anno – di tutte le rubriche di genere (bluegrass, blues, folk, rock’n’roll e black music); rimangono invece “New Rock Shots” e “Targato Italia”, mentre il varo in aprile di uno spazio sulle videocassette musicali – articolo che sta sempre più prendendo piede tra gli appassionati – testimonia della volontà della rivista di non trascurare gli orientamenti del mercato in tema di strumenti di fruizione della musica (non a caso, a partire dal gennaio successivo, sarà rilanciato lo spazio dedicato ai 45 giri, che con l’esplosione del formato 12” arricchito di brani altrove inediti si stanno letteralmente moltiplicando). E gli Oscar? La classifica generale, che dopo lunga assenza ritorna al fianco delle preferenze individuali dei collaboratori (e di un po’ di ospiti), registra l’affermazione di “Punch The Clock” di Elvis Costello e “War” degli U2 su “Trouble In Paradise” di Randy Newman, con Alan Vega, Tom Waits, Green On Red, Violent Femmes, Mink De Ville, X, Kinks e Van Morrison a occupare le posizioni di rincalzo.

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